Monumenti

Carcere borbonico

Carcere borbonico

Sul sito dove ha sede il Carcere borbonico, attuale Museo Civico, vi erano le botteghe degli stovigliai. Queste furono comprate nel 1781 dal Senato calatino per la realizzazione dell’edificio. Il progetto è del siracusano Natale Bonaiuto. La costruzione ebbe inzio nel 1782 per essere ultimata nel 1798. Rimase in funzione sino al 1890 anno in cui il carcere venne trasferito nel convento di S. Bonaventura. Nel 1899 fu destinato a Monte di Pietà, funzione che ha occupato fino ad epoca recente. Negli ultimi anni prese sede anche l’Azienda Telefonica di Stato. A questi Enti si devono pesanti manomissioni che alterarono e mutarono l’aspetto interno del carcere. Furono distrutte la cappella e la camera di tortura. Nella metà degli anni ’60 vi fu trasferito il museo civico. E’ stato di recente oggetto di un attento restauro diretto dall’ing. S.Boscarino.


Corte Capitaniale

Corte Capitaniale

La corte Capitanale si innalza su un’alta banchina. Si tratta di un elegante edificio rinascimentale (uno dei pochi scampato al terremoto del 1963) iniziato nel 1601 da Antonuzzo Gagini e portato al termine dal figlio di quest’ultimo Giandomenico. Era quando Caltagirone godeva dello status di città demaniale, sul cantone sinistro, dietro elegante bugnato si erge una colonna con capitello corinzio, sovrastata da vari stemmi dei regnanti isolani, a dimostrazione dei privilegi concessi alla città dai reali di Spagna.


Galleria Luigi Sturzo

Galleria Luigi Sturzo

Il primitivo edificio era la sede del Senato Calatino la cui costruzione fu iniziata nel 1483 e completata nell’anno seguente. A seguito delle successive trasformazioni e degli avvenimenti naturali catastrofici, rimangono solo pochi ma significativi frammenti, conservati al Museo Civico al Carcere borbonico. Il terremoto del 1693 danneggiò notevolmente l’edificio che andò lentamente in rovina finché nel 1823 fu trasformato dall’architetto caltagironese Salvatore Marino, in Teatro. L’opera del Marino è attualmente individuabile nella facciata, ad esclusione delle modifiche della scalinata d’ingresso e dell’apertura di due porte laterali fiancheggianti la prima, eseguite nel 1950. Nel 1863 l’architetto Giuseppe Di Bartolo di Palermo sistemò architettonicamente i prospetti laterali del Teatro, così come oggi sono visibili. Nel primo ventennio del ‘900 l’architetto Salvatore Fragapane realizzò il bel prospetto posteriore. Negli anni ’50 l’edificio venne completamente modificato all’interno dando luogo alla cosiddetta Galleria Luigi Sturzo. L’edificio è di proprietà del Comune e le destinazioni d’uso comprendono: una Galleria con spazi espositivi con un servizio ristoro al suo interno. Opere d’arte: •XX sec. - La Battaglia di Iudica, pannello in ceramica di 82 mq., opera di Pino Romano, sul porticato principale; •XX sec. – Personaggi Illustri. pannelli in ceramica policroma, su disegni del prof.Antonino Ragona


Giardino Pubblico

Giardino Pubblico "La villa"

Nel 1851 Giovan Battista Filippo Basile verrà incaricato per la formazione di un progetto generale che, portato avanti negli anni, avrebbe costituito uno dei più belli ed estesi giardini pubblici d'Italia. Il "Foglio di delucidazione del progetto" di Basile permette di individuare la composizione formale del giardino diviso in : "Floretta", "Parterre" e "Giardino inglese". Giardino del mito, giardino di rifondazione, la Villa pubblica di Caltagirone verrà realizzata nonostante i gravi rivolgimenti che porteranno all'unificazione d'Italia e che la seguiranno. Con qualche sostanziale modifica negli anni '80 del XIX secolo, allorchè saranno realizzati il "piano delle giardiniere" e la "serra", e ridisegnata completamente la parte più alta della villa, trasformata in passaggio di carrozze: il "Trottoir", con l'abbattimento della grande e folta pineta dell'altopiano, “tirando una linea retta di gran stradale”, che avrebbe distrutto i “brevi e stretti passaggi”. Nel 1915 Ernesto Basile, figlio di Giovan Battista, progetterà l'accesso alla villa e all'edificio scolastico. Su suo suggerimento, probabilmente, si costruisce la grandiosa balaustra in terracotta in stile floreale. A rendere esecutivi ed attuare il piano generale disegnato dal Basile provvidero gli architetti calatini Salvatore Marino, Michele Fragapane e l’ingegnere civile Gaetano Aurichiella. Questi realizzarono anche l’ingresso principale con i due piloni sormontati da leoni accovacciati. Lo stesso ingresso, sito lateralmente alla chiesa di S. Francesco di Paola, fu sostituito successivamente da un altro disegnato dall’arch. Saverio Fragapane, probabilmente contemporaneamente alla costruzione del Teatro Politeama-Ingrassia. Dello stesso Fragapane è la cancellata che fa da recinto alla base del Teatrino del Bonaiuto. Alla fine dell’Ottocento venne eseguita la grande zoccolatura in bugne di pietra della Marfisa addossata al Giardino Pubblico, lungo tutta la via Roma. Per la sua posizione collinare e la ricchezza della vegetazione, il Giardino Pubblico di Caltagirone, esteso circa 10 ettari, costituisce un'isola verde di particolare bellezza e vastità, con i caratteristici villi dei "lecci" e delle "sophore", dei "tigli", dei "pini" e dei "cipressi" che lo intersecano e ne delimitano le scarpate nelle quali si possono ammirare le essenze di Viburno, Lentisco, Bosso, Ligustro, Pitosforo, Lantana, Acacia, Alberi di Giuda, Frassino, Olmo, Casuarina. Molte infine sono le specie di uccelli grandi e piccoli che nidificano indistrubati tra i rami: oltre ai passeri, le gazze e i colombacci, si possono citare l'allocco, il merlo, il rampichino, il cardellino, la capinera, l'usignolo e la cinciallegra. L’ingegnere civile Gaetano Aurichiella, molto incline a trarre ispirazione dagli stili medievali, aveva progettato e realizzato, nel 1853, un grandioso palco musicale in legno. Nei primi anni ’50 del Novecento fu ricostruito in cemento armato ed in stile moresco su progetto del geometra Salvatore Montalto, fu quindi decorato con piastrelle e motivi decorativi a rilievo di ceramica calatina, disegnati e realizzati da Antonino Ragona. Opere d’arte: •XVII sec. - La Fontana realizzata dal fiorentino Camillo Camilliani, ubicata nella zona sud. •XIX sec- Le quattro stagioni. Quattro figure femminili in terracotta, riprodotte dal ceramista Pino Romano sul modello originario di Giacomo Bongiovanni, poste all’ingresso. •XIX sec.- I Vasi in terracotta istoriati, con scene di vita quotidiana, collocati nei viali, anch’essi riprodotti dagli artigiani ceramisti sul modello originario di Giacomo Bongiovanni. Le opere originarie delle “quattro stagioni” e dei “vasi” si conservano all’interno di Villa Patti. •XIX-XX sec.- La Balconata in terracotta di stile liberty floreale della fabbrica Enrico Vella, delimita il punto più panoramico dell’altopiano prospiciente il piazzale principale della Villa. •XIX sec.- La Fiorera in terracotta, realizzata da Gioacchino Alì, è posta nella zona sud della Villa Comunale


Monte delle prestanze

Monte delle prestanze

Di fronte al Duomo si erge il palazzo del Monte delle Prestanze, costruito nel 1783, su disegno di Natale Bonaiuto, oggi adibito a sede del Banco di Sicilia. L’opera rivela un gusto raffinato e aristocratico è di indubbia ascendenza palladiana. Le colonne corinzie, su alti piedistalli, dividono il prospetto in campate sulle quali si aprono leggiadre balconate. E’ proprietà e sede del Banco di Sicilia, oggi Unicredit.


Palazzo Municipale

Palazzo Municipale

Del palazzo non si conosce l’origine né l’autore dell’edificio. Nel 1845 il sindaco dott. Luigi Libertini promosse l’acquisto del Palazzo di Pompeo Interlandi principe di Bellaprima. Per ristrutturare ed adattare il palazzo fu incaricato l’architetto catanese Mario Di Stefano, un progetto maestoso che non vide la luce. Nel 1864 l’amministrazione bandì un concorso, cui parteciparono l’architetto Fragapane e il giovane architetto Gianbattista Nicastro a cui si deve la realizzazione dell’opera finale.


Ponte San Francesco

Ponte San Francesco

La costruzione dell’imponente manufatto, progettato dall’architetto romano, Orazio Torriani, ebbe inizio nel 1626 e ultimato nel 1666 con l’intervento del grande architetto messinese, Bonaventura Certo. Con la mole delle sue cinque arcate, di cui solo quella più grande aperta, potè da solo colmare un dislivello di oltre quindici metri ed una distanza di oltre cinquanta, che dividevano il piano delle pubbliche piazze dalla collina di San Francesco. Ineguagliabile il panorama che si apre sullo sfondo con il vulcano Etna visibile nelle giornate senza foschia.


Scala Santa Maria del Monte

Scala Santa Maria del Monte

La Scala di S. Maria del Monte, detta anche Scala di S. Giacomo, oggi si eleva fra due fitte schiere di case con una continuità di ben 142 gradini. Decorati in ogni alzata in maiolica policroma riproducente motivi usati dai ceramisti siciliani dal X al XX secolo, raccolti ed adattati per la particolare destinazione dal prof. Antonino Ragona. La Scala diventa così un museo a cielo aperto e uno splendido testo di storia dell’arte da percorrere sicuramente dal basso verso l’alto in un’ascesa che offre alle spalle una meravigliosa vista sulla città e uno scorcio di Sicilia che si affaccia sui monti iblei e scende fino alle spiagge del mare nostrum.

Scala Infiorata
Nel mese di maggio dedicato alla devozione della Vergine Maria, la scala offre un altro particolare spettacolo con una meravigliosa infiorata. Migliaia di vasi con piante e fiori dalle diverse sfumature di colore, formano un unico grandioso disegno in onore della madonna di Conadomini, titolare della seicentesca chiesa posta in cima alla scala. La scala infiorata con disegni vari e unici ogni anno è visibile dal 1 al 31 maggio giorno di chiusura della festività.

Scala Illuminata
La scala illuminata da migliaia di lumini disposti in design particolari è possibile ammirarla ogni anno durante i festeggiamenti del santo patrono San Giacomo il 24 e 25 luglio e il 14 e 15 agosto per i festeggiamenti di Santa Maria del Ponte. Oltre quattromila coppi compongono disegni che percorrono in verticale tutta la scala. L’idea della scala illuminata a coppi si deve a Padre Benedetto Papale, frate conventuale di s. Francesco di Paola. Sul finire del 1860 in poi disegno per 40 anni magistralmente motivi ornamentali, soprattutto floreali di grande effetto, continuatori della tradizione sono stati Salvatore Montalto e Antonino Ragona.


Teatrino

Teatrino

Il Teatrino venne costruito nel 1792, nella ripresa dei lavori della strada Carolina sul pendio di un poggio, su progetto di Natale Bonaiuto. “L’opera del Bonaiuto presenta slanciate arcate terminali e movimentate rampe che si intrecciano nei vari ripiani della parte basamentale fra sedili e gradinate, intercalati da formelli e pannelli in maiolica locale policroma. Per tali decorazioni il Bonaiuto si giovò dell’opera dei ceramisti locali Ignazio Campoccia ed Angelo Mirasole, quest’ultimo nativo di Aragona nell’Agrigentino”. Nel 1850 Giambattista Filippo Basile sistemava a giardino inglese tutto il poggio del Teatrino che, nel 1862 crollò per imperizia durante un intervento di restauro nella parte terminale che venne ricostruita nelle forme originarie, anche se adattata al nuovo uso nella metà del XX secolo. Contrariamente al Tondo Vecchio che guarda verso la Valle di Ponente, il Teatrino guarda verso la Valle di Levante. Attualmente funge da ingresso al Museo Regionale della Ceramica.


Tondo vecchio

Tondo vecchio

Nel 1766 Ferdinando III faceva aprire, finanziando in parte l’opera, la via Carolina (oggi via Roma) con un tracciato che portava direttamente dal Ponte di S. Francesco alla Chiesa di S. Maria di Gesù.